Da alcuni anni l’associazione Coda di lana lavora per sensibilizzare al riuso della lana che i pastori tosano dalle loro greggi. La filiera racchiude una serie di processi che si susseguono e che solo se compiutamente centrati produrranno un’esistenza di insieme. La lana è una nobile risorsa che prima di diventare prodotto è sucida, è grezza, è territorio e lavoro agricolo. La nostra idea di filiera ha il desiderio di inserirsi in questo contesto affinché i prodotti finiti prodotti realizzati con la lana locale siano testimonianza di radici, di fare insieme, di essenziale.
La lana oggi è considerata un rifiuto speciale
La lana, che in passato era merce preziosa capace di stimolare e alimentare l’economia locale, oggi ha perso il suo valore a causa della concorrenza internazionale. La lana non utilizzata per produrre filato deve inoltre essere smaltita come rifiuto speciale. In base alla norme europee, la lana è un rifiuto di categoria 3. Quando deve essere gettata, deve essere imballata e portata in impianti di smaltimento specifici perché, contaminata da terriccio e sporcizia, può essere veicolo di infezioni. Il trasporto comporta costi ed emissioni di CO2. La lana che un tempo produceva benessere e ricchezza è diventata nel tempo un enorme problema per i pastori.
Da rifiuto a materia prima per pregiati manufatti
Tra le attività dell’associazione c’è l’organizzazione di punti di raccolta in vari comuni della Valcamonica in occasione della tosatura primaverile. L’associazione ha un progetto ben chiaro: raccogliere la lana che i pastori camuni sono costretti a considerare e a trattare come un rifiuto e farne materia prima da impiegare in nuove attività con carattere commerciale trasformandola in manufatti come cappelli, mantelline, trapunte, guanti, contenitori vari. Si infeltrisce, si tesse, si fila e si realizza.
La creazione di una filiera
Con la nascita del MACIL l’iniziativa di Coda di lana si amplia in un più articolato progetto che mira alla creazione di una filiera che includa tutti i passaggi della lavorazione. Il lavaggio è il passaggio più complesso per due motivi: può produrre sostanze dannose per l’ambiente; nel nord Italia non esistono più le aziende che svolgono questa attività ritenuta poco redditizia a causa della concorrenza internazionale.
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